L’Italia ha un ruolo fondamentale per la conservazione della Coturnice in quanto, nel territorio nazionale, sono presenti due sottospecie, di cui una endemica; inoltre la popolazione appenninica, da confermare da un punto di vista genetico come sottospecie, potrebbe anch’essa costituire un ulteriore taxon endemico italiano. In questo contesto il Lazio, in virtù della presenza sul suo territorio della catena montuosa appenninica, preappenninica e antiappenninica, riveste un ruolo di particolare importanza per la conservazione delle popolazioni appenniniche.
Nonostante l’importanza della specie per la biodiversità italiana, e le sue peculiarità ambientali e popolazionistico – genetiche, non è stato ancora redatto un piano d’azione nazionale per la specie, finalizzato ad indirizzare le attività gestionali in considerazione del cattivo stato di conservazione che la Coturnice sembra avere sull’intero territorio nazionale.
Queste motivazioni hanno indotto l’Agenzia Regionale per i Parchi della Regione Lazio a pianificare un progetto di studio specifico per investigare lo stato di conservazione e la distribuzione della specie nel Lazio. La ricerca è stata condotta in stretta collaborazione con l’ISPRA.
Questo libro riporta con dovizia di dettagli i metodi utilizzati per la ricerca, i risultati conseguiti con la verifica dello status della specie nel Lazio e il Piano d’Azione per la specie, con l’individuazione di una serie di obiettivi di tutela e di gestione.
Molto interessante l’approccio metodologico che può rappresentare un modello di riferimento per chi voglia svolgere analoghe ricerche non solo sulla Coturnice ma su altre specie appenniniche, con lo studio, ad esempio, dei modelli di idoneità, ma anche dei vari approcci metodologici per le ricerche sul campo.
Interessanti anche i risultati conseguiti, tra questi citiamo solo due dati: quello relativo alla popolazione nidificante censita nella Regione e alla densità. Nel Lazio gli Autori stimano una popolazione nidificante di 171 – 342 coppie, un risultato frutto sia dei censimenti sul campo che di una serie di aggiustamenti di carattere ecologico derivanti da studi effettuati per altre popolazioni, nonché estrapolazioni derivanti dall’analisi dell’estensione dei territori idonei dal punto di vista ambientale. La densità presenta due dati che non solo sono molto interessanti ma che fanno riflettere sull’impatto che l’attività venatoria o il semplice disturbo derivante da essa può avere sulla specie: nelle aree in cui la caccia è vietata la densità risulterebbe essere di 1,26 coppie per Km quadrato, in quelle in cui la caccia è consentita risulterebbe essere invece di 0,86 coppie per Km quadrato. Il valore complessivo per la Regione sarebbe di 0,86 coppie per Km quadrato.
Un bel lavoro davvero che ha anche il merito di arricchire di conoscenze tecniche e professionali gli addetti ai lavori.
Maurizio Fraissinet