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Tra i fiumi e le pietre


Da qualche anno si sta intensificando nel nostro paese la produzione di libri monografici su singole specie di uccelli. Se si possono comprendere però le motivazioni che possono convincere un autore a scrivere i testi (fatica immane che comporta una conoscenza assoluta della specie!), un editore a pubblicare il libro (e a rischiare quindi l’investimento) e un lettore a comprarlo ( impegnando soldi per una merce che lo interessa), allorquando si tratta di uccelli spettacolari e di grosso interesse emotivo quali i rapaci diurni e notturni, le anatre, gli aironi, gli avvoltoi e alti gruppi e specie simili, molto più difficili sono da capire le motivazioni, quando l’oggetto del libro riguarda un uccello schivo, poco appariscente e alquanto sconosciuto ai più come l’Occhione.
La prima risposta a queste considerazioni, se volete anche un pò scherzosa, sta nei personaggi che si celano nell’autore e nell’editore. Il primo, Angelo Meschini, è un ornitologo professionista viterbese che ama frequentare, armato di pipa, binocolo e macchina fotografica, i greti dei fiumi e gli ambienti steppici della Toscana meridionale e dell’alto Lazio, con qualsiasi tempo, freddo o caldo che sia. Se si aggiunge che costui è dotato anche di un notevole spirito costruttivo che lo porta a organizzare tante cose sempre di successo e sempre ben pianificate (qualcuno ricorderà le “interviste dell’Okkione”su di un sito web e l’ottima tavola rotonda sulla specie all’ultimo convegno italiano di Ornitologia di Sabaudia) già può intuire cosa gli riservi il libro, e perché costui ha speso tanto del suo tempo per scrivere un libro così ben fatto e interessante. L’editore, poi, è Luigi Corsetti, anch’esso ornitologo, e si capisce quindi tutto. Si comprende infatti il pizzico di follia che c’è dietro l’impresa, ma anche l’amore che l’ha scatenata e soprattutto la professionalità e la serietà scientifica che traspaiono nettamente dalla lettura delle pagine.
Se è vero che l’Occhione è poco distribuito in Italia e di conseguenza anche poco studiato, è altrettanto vero che la specie presenta una biologia estremamente interessante, con una serie affascinante di adattamenti morfologici, comportamentali e fisiologici all’habitat che frequenta, una capacità straordinaria di comunicare con i conspecifici e, nel contempo, di difendere il territorio in periodo riproduttivo, uno spettro alimentare molto vario e un’attività riproduttiva che, anche se in un ambiente che sembra particolarmente ostile, viene portata avanti con “sagacia evolutiva”.
La trattazione è ampia e completa e al termine della lettura chiunque, sia esso uno studioso della specie o uno che non si era mai “posto il problema” quale il sottoscritto, si rimane non solo affascinati da tale animale, ma ci si trova soprattutto a ragionare sugli adattamenti evolutivi, sulle strategie messe in atto e sul fascino che il mondo dell’Occhione richiama nell’appassionato di natura. E’ da quando ho terminato di leggere il libro che desidero ardentemente vederne qualche esemplare in Italia e sentirne il canto.
La passione che trasmette il libro è dovuta, oltre al rigore scientifico ben divulgato, anche dall’”essudato” di passione che traspira dalle pagine, così ricche graficamente con disegni, sagome e foto molto belle, e piene di bei racconti di momenti di vita dell’autore a contatto con gli Occhioni. E’ quello del racconto della vita di campo un aspetto nuovo della divulgazione naturalistica che a me, personalmente, piace molto, e trovo utile anche per far conoscere e far appassionare allo studio naturalistico le nuove generazioni.
Insomma, davvero un bel libro e una bella lettura che raccomando a chiunque ami andare in giro a “sbinocolare”
Maurizio Fraissinet